Questo è il primo articolo dedicato a ipotesi, riflessioni sparse e non esaustive su quel che potrebbe essere nell’immediato futuro il nostro rapporto con le intelligenze artificiali.

Qui la seconda parte. Qui la terza.

1.

Sarà il maestro degli elenchi, il designer del futuro.

Navigherà nel mare dei concetti e si occuperà di fare da traghettatore.

Su una riva, voi clienti che domandate che vengano creati immagini e testi. Sull’altra sponda l’intelligenza artificiale (IA) che dovrà rispondere alle vostre domande. A fare da tramite, il nocchiere che estrarrà le parole chiave dalle vostre richieste, scarterà quelle inutili, porterà quelle utili alle AI e baderà a che la macchina restituisca risultati coerenti rispetto alle richieste.

Voi clienti direte qual è la vostra idea. Il designer tradurrà l’idea in codici, elenchi che l’IA possa interpretare in maniera inequivocabile. Le parole, le immagini che verranno restituite faranno la spola tra una riva e l’altra. Finché non direte che va bene, quel che le IA avranno prodotto.

Come in tanti mestieri che una volta erano artigianato nelle mani di gente che sapeva fare, e che oggi sono insiemi di istruzioni nella testa di chi non fa ma sa dire alle macchine cosa fare.

2.

Vi verrà voglia di scavalcare il designer. Come sempre accade in questi casi, avrete la sensazione di poter fare da soli. E finirete per chiedere direttamente alle IA, pensando che non sia necessaria alcuna intermediazione fra voi e la macchina.

3.

Forse sarà pure vero.

Eppure.

Eppure vi converrà tenere in conto una minuzia di fondamentale importanza che sarà discriminante fondamentale fra un buon lavoro e un servizio mediocre. Sarà la stessa minuzia della quale già stentate a tenere conto adesso, in verità.

La macchina vi restituirà esattamente quel che le chiedete di restituirvi. Non sbaglierà.

Sarà chirurgica, accomodante, infinitamente più precisa di qualsiasi essere umano. Vi dirà quel che vorrete sentirvi dire e vi farà sentire totalmente padroni dei flussi di lavoro.

E quello sarà il suo limite.

Farete da soli e nessuno vi dirà nulla di imprevisto.

Chiederete una illustrazione e non otterrete nulla se non quel che vi aspettate. Chiederete un testo e non ci sarà una parola imprevista, nulla che vi consenta di sviluppare una discussione con alcun copywriter. L’intelligenza artificiale disegnerà per voi il logo che avete sempre immaginato e non avrete alcun designer che vi mostri possibili deviazioni e possibili innovazioni al vostro pensiero.

In un documentario sulla storia dei Queen, chiesero a Bryan May (o a Roger Taylor, non ricordo) come mai gli album solisti di Freddie Mercury fossero così scadenti rispetto a quelli realizzati con la band. Bryan (o Roger) rispose più o meno così: «Perché Freddie non aveva nessuno che lo contraddicesse. Non aveva nessuno con cui litigare su come realizzare i brani».

4.

L’IA vi restituirà servizi laccati e impacchettati con una perfezione quasi agghiacciante.

Vi dimenticherete, almeno provvisoriamente, che la creatività è fatta spesso di cose “sporche”, storte, sbilenche.

Sarete felici.

Lo saranno i consumatori.

Lo saranno anche i creativi che saranno contenti di delegare agli oracoli artificiali quelle operazioni che non sapranno come compiere, salvo poi farsi il fegato amaro ogni volta che l’abilità degli oracoli finirà con l’incidere sulle loro stesse competenze e sottrarrà loro il lavoro.

Ci sono già passato anche io e ci passeranno anche tutti gli altri. Gridare al miracolo nel momento in cui il programma di fotoritocco ha iniziato a capire come separare figure di primo piano da sfondo senza che dovessi indicargli io le operazioni da fare. E subito dopo tirare duemila bestemmie per aver scoperto che MidJourney realizza disegni tecnicamente migliori dei miei in un millesimo del tempo che ci metto io a farli.

Sarete felici. Saremo tutti felici.

Avremo la sensazione che ci manchi qualcosa.

Ma saremo tutti felici.

5.

È tutto più complicato di così, naturalmente. Al netto di ansie e invidie e sarcasmi, qualunque cosa accada sarà bene ricordarsi che, salvo spettacolari sviluppi degni di Terminator, le IA sono strumenti. Come per tutti gli strumenti, varrà l’assunto che saranno buoni o cattivi a seconda di come li utilizzeremo. Qui e qui due spunti di riflessione: il primo neutro, il secondo decisamente positivo.

Bonus Track

Visto l’argomento, mi pare doveroso chiudere così: